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SAILOR MOON

Il successo multimediale di Sailormoon nasce grazie a un breve fumetto di Naoko Takeuchi, dal titolo Codename Wa Sailor V (“Nome in codice: Sailor V”), presto seguito da una serie più ambiziosa, Bishojo Senshi Sailor Moon (“Sailor Moon, la bella guerriera”), per la rivista femminile Nakayoshi. Trasformata in serie animata dal medesimo titolo nel 1992, inizialmente non ha un grande successo, ma poco alla volta le bambine si appassionano alle ragazzine protagoniste, con cui possono facilmente identificarsi. Alla prima serie televisiva ne seguono altre quattro, cui si aggiungono speciali e film, anche dal vero. Inoltre, anche se lo zoccolo duro dei fan della saga continua a essere composto da bambine sotto i dieci anni, comincia ad attirare un pubblico trasversale, attratto non solo dalla buona fattura delle animazioni, ma anche dalla ricchezza di contenuti legati alla cultura pop nipponica e alla varietà di generi sfiorati: dalla love comedy alle maghette, dallo scolastico alla fantasy. Anche all’estero l’anime riscuote grandissimo successo. In Italia, parallelamente al plauso del pubblico, si scatenano parecchie polemiche. Da un lato, i fan lamentano un adattamento troppo pesante della serie. Dall’altro lato uno sparuto gruppo di psicologi giudica negativamente la serie, considerandola addirittura pericolosa, poiché “può determinare devianze nel comportamento sessuale dei bambini. Sailormoon è un’eroina dotata di una grande forza, una donna che comanda. È un personaggio molto ambiguo, con tratti maschili.” Tali attacchi ingiustificati non bastano però a scalfirne la popolarità, che si manifesta anche tramite il boom delle vendite del merchandising.

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sabato 15 febbraio 2020

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